Si terrà a Ferrara il prossimo 13 giugno un’iniziativa sullo stato del dibattito sul DDL “Norme di indirizzo in materia di politiche integrate per la sicurezza e la polizia locale” con la partecipazione dei senatori Giuliano Barbolini e Maurizio Saia.

A seguire, si continua a parlare di sicurezza urbana con Stefano Padovano, autore del volume “La questione sicurezza. Genesi e sviluppo di un concetto equivoco”

L’opinione politica del Sen Barbolini

Legge su sicurezza urbana e riforma della Polizia locale: sarà la volta buona?

In settimana i Senatori Giuliano Barbolini e Maurizio Saia depositano in Parlamento il testo per la discussione del DDL unificato “Norme di indirizzo in materia di politiche integrate per la sicurezza e la polizia locale”. Chi meglio di Giuliano Barbolini, ex presidente del FESU e tutt’ora membro onorario del FISU può esprimere un’opinione in merito?

 

dal blog www.giulianobarbolini.it

“In questa settimana, non nascondo con una certa soddisfazione per il risultato raggiunto, insieme al co-relatore sen. Maurizio Saia, depositeremo il testo per la discussione del DDL unificato “Norme di indirizzo in materia di politiche integrate per la sicurezza e la polizia locale”. Il testo contiene punti molto qualificanti: prevede di rafforzare gli strumenti istituzionali del coordinamento tra Stato, Regioni ed Enti locali e riconosce, senza ambiguità, alla polizia locale il carattere di organo di polizia del comune o della provincia, in parallelo, ma senza sovrapposizioni, rispetto alle forze di polizia nazionali, che sono l’organo di polizia dello stato.
Oltre a dare forza di legge alla pratica degli Accordi in materia di sicurezza tra Stato, Enti locali – Comuni in primo luogo – e Regioni, prevede anche una sede istituzionale di confronto in materia di sicurezza tra Stato e Regioni, che oggi manca, per facilitare l’incrocio delle competenze statali in materia di ordine e sicurezza pubblica con quelle regionali in materia di polizia amministrativa locale.
In tema di polizia locale,  il testo unificato contiene una definizione della funzione di polizia locale, delle modalità del suo esercizio, delle specifiche qualifiche di polizia locale da attribuire agli operatori e dei conseguenti poteri, della dimensione minima che debbono avere le struttura per rendere un servizio adeguato. Quattro punti che rappresentano l’architrave per un disegno di riforma.

Quanto agli strumenti operativi il testo presenta soluzioni innovative e penso convincenti su una serie di questioni aperte da anni e la cui soluzione permetterà una generale qualificazione dell’attività delle strutture di polizia locale. Tra queste vale la pena ricordare::

  • la possibilità di accesso ai sistemi informativi del Dipartimento della pubblica sicurezza che consentano agli operatori di polizia locale di svolgere appieno le proprie funzioni di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria;
  • il numero unico nazionale a tre cifre per accedere alle strutture di polizia locale;
  • l’obbligo della formazione e la costituzione da parte delle Regioni di adeguate strutture formative per la polizia locale;
  • la definizione di procedure innovative per un’adeguata selezione dei comandanti e il loro inserimento nei Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica;

Il testo prevede infine l’equiparazione dei trattamenti previdenziali, assistenziali e infortunistici  degli operatori di polizia locale a quelli vigenti per gli operatori delle diverse polizie nazionali perché non si possono richiedere a questi particolari operatori di polizia prestazioni qualificate, prevalentemente sulla strada e in contesti complessi senza adeguare i loro trattamenti a quelli vigenti in generale per gli altri operatori di polizia.
Solo sull’armamento e sulla disciplina contrattuale il DDL presenta soluzioni almeno in parte diverse.
Sull’armamento si conviene sulla necessità di superare la disciplina attuale e di prevedere che gli operatori di polizia locale portino sempre l’arma in dotazione. Ma mentre Saia prevede che il porto dell’arma si estenda a tutto il  territorio nazionale, io lo limito ordinariamente al territorio dell’ente nel quale l’operatore presta servizio.
Per quanto riguarda invece la disciplina contrattuale le differenze sono più marcate e investono l’intera materia anche se entrambi, Saia ed io, riteniamo che gli strumenti contrattuali vadano adattati alla specificità della polizia locale. Il Sen. Saia prevede per gli operatori di polizia locale un contratto autonomo di diritto pubblico, diverso e completamente separato rispetto al contratto degli altri operatori dell’ente locale, mentre io prevedo la costituzione di un settore contrattuale autonomo per la polizia locale, ma nell’ambito del comparto contrattuale degli enti locali. Uno separa definitivamente il trattamento di questi operatori, mentre l’altro lo specializza. La prima scelta ha come esito la rinuncia alla contrattazione decentrata a favore di trattamenti nazionali omogenei, la seconda mantiene, invece, la contrattazione decentrata, ma la rende autonoma rispetto a quella degli altri lavoratori dell’ente.
Due soluzioni diverse su due punti importanti rimesse, in primo luogo, alla discussione della Commissione affari costituzionali del Senato, e al confronto pubblico con le Istituzioni regionali e locali, i sindacati, le associazioni professionali. L’auspicio è che il confronto si sviluppi sul merito, senza pregiudiziali di schieramento, o rigidità di contrapposizioni, per mantenere i contenuti di qualità che il DDL esprime, a vantaggio del lavoro degli operatori e dei Sindaci, e nell’interesse dei cittadini  e del benessere e qualità di vita delle diverse comunità locali.”

Sen. Giuliano Barbolini

 

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